Competenze Usate / Recupero di area dismessa

Relazione tecnica descrittiva elaborata in studi preliminari, valutati dalla primavera del 2009,
stante la necessità di reperire in città un sito adeguato per il nuovo stadio di calcio,
sviluppata con lo studio di utilizzo di altre attività in sinergie di compendio,
oltre che il risanamento urbanistico, di ampio spazio in città, in stato di abbandono,
il tutto sito in Genova, sulla sponda sinistra del Torrente Bisagno, con accesso carrabile da Via Adamoli, tra la località Sciorba e Molassana.

Area dismessa in Genova da utilizzare per sviluppo commerciale, di distribuzione e ristorazione con servizi, centro culturale ludico e sportivi con campo di calcio superiore e ampi parcheggi pertinenziali.

In Genova, vi è un sito dismesso, che a seguito dello sviluppo di un mio studio di utilizzo, è recuperabile urbanisticamente, divenendo polo di notevole interesse sia per l’utilizzo commerciale, culturale e sportivo, comparando i benefici delle attività in sinergia tra le stesse.

Trattasi di un ampio sito dismesso nella vallata, che si sviluppa a Nord Est del centro di Genova, la Val Bisagno, che per posizione e locazione è parte integrale di Genova, sia per il lato est che la colloca, sia per la viabilità che la collega con il restante levante e le valli del ponente, oltre il collegamento all’estremo nord, con le tre valli Scrivia, Trebbia e Val Fontanabuona.

Inoltre essendo l’area dismessa, praticamente in città, è già collegata all’immediato centro e quindi al mare, ed usufruisce di svincolo autostradale e di rapido collegamento con la metropolitana e la stazione ferroviaria, oltre che col piazzale di partenza delle autolinee provinciali.

La valle cittadina, caratterizzata negli anni pregressi da un utilizzo misto, residenziale, anche di un certo livello, infatti nell’attuale permangono ville ed edifici d’epoca di pregevole qualità, e da insediamento industriale leggero, essendo la valle utilizzata per le concerie, che si sviluppavano dalla Bocciardo – Parodi, posta nel centro, retrostante la stazione Brignole all’imbocco della valle, sino agli insediamenti delle stesse lungo la sponda destra, concentrate nella zona di Molassana e al immediato, attuale sub urbano, in località Presa di Bargagli.

Inoltre sulla sponda sinistra collegata al pregresso solo con ponti mirati all’utilizzo e agli insediamenti sull’altra sponda, si sono sviluppate altre attività quali l’estrazioni di pietre e calce, lasciando attualmente, dei siti dismessi, che gravano all’interno del tessuto odierno urbano, vere e proprie ferite nel contesto della città, ma che hanno il vantaggio di essere recuperabili, in quanto siti scavati.

In particolare uno di questi siti dismessi, male utilizzato sulla sponda sinistra, nella parte prospiciente la poi realizzata strada carrabile, con alcuni edifici di medio volume e di utilizzo industriale, è stata abbandonata, nell’ampio sviluppo retrostante, rimanendo un sito dismesso.

Questo sito rappresenta una peculiarità, in quanto è come un tronco di piramide a base rettangolare rovesciata, con la parte inferiore scorticata dall’utilizzo pregresso, e la parte superiore, per ampia estensione dei tre lati, in stato di rigogliosa vegetazione, spontanea locale.

Il lato a ovest del terreno, verso la carrabile che scorre lungo la sponda sinistra del torrente, è completamento libero, per la natura orografica del terreno, praticamente, la situazione di stato ricorda i ricercati avvallamenti e sponde naturali di terreno, nelle quali i Greci edificavano, all’interno delle stesse, i loro teatri, adagiandoli su pendii.

Da questo suggestivo, ricordo storico, e gli studi dell’architettura del passato, mi è nata l’idea di un vasto recupero a riempimento di un sito già ampliamente scavato che rappresenta, una bonifica di zona ed un basso costo in quanto, si elimina la preponderante parte economica, nei siti di Liguria, degli scavi preliminari, per edificare.

Inoltre questo sito ha l’enorme peculiarità di affacciarsi su un’arteria stradale, sulla sponda sinistra del Bisagno, utilizzata per il traffico veloce, collegata nell’immediato nord da carrabili che raggiungono ad ovest la Val Polcevera e ad est in diramazione la parte a levante della Città.

Questo sito è collegato in breve tempo allo svincolo autostradale, come sopra detto, di Genova est e nella zona Foce, alla metropolitana, alla stazione Ferrovia, ai parcheggi del centro, ai capolinea delle autolinee provinciali ed dalla zona fieristica sul mare.

Inoltre, in un lungimirante futuro, potrebbe essere collegato, autonomamente con uno svincolo autostradale dal viadotto, della zona detta delle “Gavette”.

Urbanisticamente, lo sviluppo adiacente a sud al sito dismesso è già di pregevole utilizzo urbanistico, con condomini in architettura tipica genovese, armoniosamente inseriti nel contesto, edifici d’epoca pregressa di pregio e dignità, spazi sportivi con campi e piscina.

Lateralmente al sito e a nord sono stati costruiti edifici di tipo contenitivo e o utilizzo industriale, ma in edificazione limitata che possono anche eventualmente essere riqualificati, sviluppandosi la zona in un utilizzo completamente a servizio della collettività e di pregio.

Essendo una delle magie di Genova, la conservazione del bosco in città, questo sito ne è gratificato in quanto, come già sopra espresso, per oltre la metà della parte superiore, dell’inclinata delle sponde della collina è conservata la vegetazione spontanea.

Inoltre stante la posizione, per la sua ubicazione la zona è fortemente protetta dai venti.

Vista questa peculiarità quale migliore utilizzo, per collocarvi, il nuovo campo da calcio.

Essendo però un sito scavato, è possibile collocare il sito del campo da calcio, nella parte alta, a quota di livello, tra la parte vegetativa conservata e la sottostante depauperata dallo scavo di utilizzo, attualmente a vista, di roccia e terra scoperta.

In questa definizione progettuale il campo da calcio, diventa l’espressione architettonica di pregio, ma il coperchio di una sottostante struttura immersa, con libero il grande fronte ad ovest, immensa struttura, che raccolga tutti i servizi di utilizzo di una città, ossia, nella parte inferiore ampi piani a spazi di parcheggio, che possano servire sia di attività interne che al parcheggio del campo da calcio, gli strati a salire possono essere utilizzati da ampi sviluppi commerciali con i loro servizi, a salire si possono disporre piani di utilizzo di negozi e rivendite di commercializzazione tipica sia regionale, che internazionale, ma non solo alimentari, ma anche di produzioni specifiche sia di artigianato che di industrializzazione mirata.

Nello stato immediatamente superiore si possono collocare, tutti i locali relativi alla ristorazione e alla degustazione ed il piano ancora superiore ampi spazi museali, dedicati allo sviluppo sportivo del calcio in Genova e alle sue Squadre, allo sviluppo dell’industria delle concerie tipiche di questa valle ed altro, compreso un museo dei ricordi che può diventare il contenitore di tutto quanto è d’epoca, ha avuto una sua funzione, anche storica culturale e che generalmente, gli eredi buttano via, ossia un vero e proprio museo dei ricordi e della cultura familiare.

Al di sopra ed è l’ultima sfoglia, al di sotto dello stadio, tutti i locali relativi all’utilizzo dello stesso.

Intorno allo stadio percorsi, carrabili e pedonali, che si sviluppano perimetralmente allo stesso, in alternanza di sistemazioni esterne a giardino tipico locale, che sfumando si collegano alla vegetazione esistente nelle tre sponde boschive.

Da questa parte superiore si può costruire un eventuale e necessaria via di fuga, che risalendo la collina raggiunge la superiore strada di Sant’Eusebio.

La cava sparisce, l’enorme ferita provocata dalla stessa è risanata, da una piccola città di vallata, all’interno della città.

Il fronte ad ovest in affaccio verso il torrente, si presenterà luminoso di ampie vetrate alternate a giardini pensili, che ricostruiscono il tipico andamento delle terrazzate a fasce, lasciando l’illusoria collocazione dello stadio posto in alto su di una collina ricostruita alberata, all’interno di una cavea già esistente, ben esposta, ben protetta dai venti e in armonioso utilizzo con l’ambiente, ossia non una costruzione che si eleva prepotente ed invasiva su un piano, ma una costruzione contenuta e protetta all’interno di spianali collinari, in uno spazio verde.

Lo spazio scempiato, per un utilizzo di prelevamento, garantisce il recupero con un immenso utilizzo, senza impatto ambientale.

Immaginiamoci una cava dismessa dentro la città, con un impatto attuale a dir poco orribile, utilizzata ricavando quanto di buono in essa esiste nell’attuale, ossia lo scavo già eseguito, che permette di eliminare tutto l’intervento propedeutico e con i dovuti sondaggi, iniziare la parte strutturale a riempimento.

Un’occasione unica.